
In un quadro istituzionale caratterizzato da una profonda delegittimazione dei partiti politici, mai sopita anche dopo oltre vent’anni dalla “svolta maggioritaria” del 1993, con la storica sentenza n. 1 del 2014 la Corte costituzionale interviene in modo assai deciso sugli istituti del premio di maggioranza e delle c.d. liste bloccate originariamente previsti dalla l. n. 270/2005 (c.d. Porcellum) per l’elezione delle Camere, condizionando per il futuro il modo stesso del legislatore statale di approcciarsi al tema dell’ingegneria elettorale. Per quanto la decisione oggetto del presente volume si presti infine a letture fra loro assai distanti, alimentate dalla presenza di evidenti “zone d’ombra” nella motivazione offerta dai giudici costituzionali, non v’è dubbio che le indicazioni che è possibile rinvenire nell’intervento della Corte richiedono a maggior ragione uno sforzo di ricostruzione unitaria, necessaria anche al fine di intendere se ed in che modo i diversi tests del giudizio di ragionevolezza prospettati nella decisione de qua possano estendersi anche al sindacato di costituzionalità su altre discipline elettorali: in primo luogo di quelle regionali, ma anche sulla normativa di elezione dei parlamentari europei e dei consiglieri comunali.
L’AUTORE
Alessio Rauti (1973), già Dottore di ricerca in «Giustizia costituzionale e diritti fondamentali » presso l’Università di Pisa, è Ricercatore confermato di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università «Mediterranea» di Reggio Calabria, dove ha insegnato Giustizia costituzionale e attualmente insegna Diritto pubblico. È autore di numerosi lavori in tema, fra l’altro, di giustizia costituzionale, diritto regionale, legislazione elettorale, diritti sociali, fonti del diritto, diritto europeo.