capitolo primo
L’OBBLIGO DI INTERPRETAZIONE CONFORME NEL SISTEMA ITALO-EUROPEO
1. La nuova fase del processo evolutivo dei rapporti fra Corte costituzionale italiana e Corte di giustizia europea. Necessità di rileggere il primato del diritto europeo secondo l’«ordine costituzionale di riferimento».
2. La progressiva influenza del diritto europeo sul diritto degli Stati membri e l’applicazione generale dei princípi europei anche fuori dagli ‘atti propriamente comunitari’.
3. L’estensione dell’interpretazione conforme alle decisioni quadro non ancora trasposte sulla base del dovere di fedeltà degli Stati membri. Conseguente riconoscimento del carattere vincolante delle decisioni quadro e assimilazione sul piano dell’efficacia alle direttive comunitarie.
4. Sulla base del principio di fedeltà agli obiettivi europei si assiste alla progressiva acquisizione da parte dell’Unione europea di porzioni di sovranità. Gli artt. 83 e 325 TFUE.
5. Le ‘indicazioni ermeneutiche’ della Corte di giustizia per il controllo diffuso di conformità. L’assoluta primazia del diritto europeo.
6. Principio di legalità e lex mitior. La Corte costituzionale distingue il principio di irretroattività della norma penale piú sfavorevole (art. 25, comma 2, cost.), dal principio di applicazione retroattiva della pena piú mite (art. 2, comma 4, c.p. e art. 3 cost.).
7. Tradizioni costituzionali ‘comuni’ e ‘diversi livelli’ di tutela. La Corte costituzionale precisa che il principio di retroattività in mitius riconosciuto dalla CEDU non coincide con quello che vive nell’ordinamento italiano ex art. 2, comma 4, c.p.
8. L’impatto sistemico dell’obbligo di interpretazione conforme.
9. Inadeguatezza dell’impostazione gerarchica dei rapporti posta a fondamento dell’obbligo di interpretazione conforme e insufficienza dei criteri tradizionali di interpretazione.
10. Il processo di integrazione implica una interpretazione sistematica e assiologica che tenga conto delle conseguenze applicative in relazione allo specifico «contesto materiale e normativo di riferimento».
capitolo secondo
INTERPRETAZIONE DEL DIRITTO EUROPEO E PRINCÍPI SUPREMI DELL’ORDINE COSTITUZIONALE ITALIANO
11. L’obbligo di disapplicazione in malam partem e l’applicazione del principio di assimilazione al fine di assicurare gli interessi finanziari dell’Unione europea.
12. L’approccio interpretativo ‘funzionale’ della Corte di giustizia.
13. ‘Disordine interpretativo’. Il difetto di contestualizzazione della giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo nell’interpretazione della Corte di giustizia europea. L’interpretazione dell’art. 7 CEDU in contrasto con l’art. 53 CDFUE.
14. ‘Competenze interpretative’. Interpretazione del diritto del l’Unione e salvaguardia dei princípi supremi dell’ordine costituzionale nazionale. La legittimazione del principio del primato del diritto dell’Unione dipende dalla capacità di includere la diversità (art. 2 TUE) necessaria a preservare l’identità nazionale (art. 4, comma 2, TUE). Il rinvio interpretativo della Corte costituzionale alla Corte di giustizia europea.
15. Il rinvio pregiudiziale come strumento di conoscenza del sistema di riferimento e come ‘proposta interpretativa’. La Corte costituzionale dichiara di non mettere in discussione la competenza interpretativa della Corte UE, ma gli fornisce le ragioni per operare una ragionevole valutazione di compatibilità.
16. Il ‘distinguishing’ della Corte costituzionale tra unità del diritto europeo, controlimiti e identità costituzionale.
capitolo terzo
‘AUTOLIMITAZIONE’ DEL DIRITTO EUROPEO E SINDACATO ACCENTRATO DELLA CORTE COSTITUZIONALE ITALIANA. L’INVERSIONE DI METODO: ALLA RICERCA DI RECIPROCI NESSI DI COMPATIBILITÀ
17. L’identità costituzionale nazionale non contraddice il diritto europeo. Anche la Corte di giustizia europea è vincolata alla leale collaborazione (art. 4, comma 3, TUE). L’interpretazione del diritto europeo non può, al fine di realizzare l’uniformità dell’interpretazione e applicazione delle norme europee, imporre allo Stato membro la rinuncia ai princípi supremi del suo ordine costituzionale.
18. Il contesto materiale e normativo di riferimento. L’insufficiente determinatezza della legge applicabile e la retroattività in peius quali limiti alla disapplicazione.
19. Il superamento della disapplicazione automatica. Controlimiti e ‘autolimitazione’ del diritto europeo. La Corte UE riconosce la pari importanza del principio di legalità nel diritto dell’Unione e negli ordinamenti nazionali sulla base dell’art. 49 della Carta dei diritti fondamentali e delle tradizioni costituzionali degli Stati membri. La prevalenza delle ragioni dell’integrazione sulle ragioni della uniformità
20. L’identità costituzionale nazionale come parametro interpretativo del sistema italo-europeo. La superiorità delle norme della Carta europea sulle norme dei Trattati. Il dubbio sul ‘giudice nazionale competente’.
21. Dal sindacato diffuso del giudice comune al sindacato accentrato della Corte costituzionale. La c.d. doppia pregiudiziale. Nell’ipotesi di contrasto di una norma interna con la Carta costituzionale e con la Carta UE, l’ordine di priorità dell’esame delle questioni è invertito: il giudice nazionale dovrà rivolgersi innanzitutto alla Corte costituzionale.
22. L’interpretazione della Carta dei diritti fondamentali tra tradizioni costituzionali comuni e identità costituzionale.
23. Il sindacato accentrato della Corte costituzionale a fondamento della architettura costituzionale (artt. 101 e 134 cost.), strumento necessario per la valutazione della portata della compatibilità europea della legge nazionale e per la individuazione e valorizzazione delle tradizioni costituzionali (artt. 6 TUE e 52, comma 4, CDFUE).
24. La ‘disapplicazione integrale’ della norma europea. La corretta concretizzazione dei princípi supremi: princípi identificativi e princípi comuni. ‘Nucleo essenziale’ dei diritti fondamentali e modus procedendi della Corte costituzionale.
25. Segue. Critica della dottrina.
26. Indeterminatezza della norma e indeterminatezza della disposizione. Il rischio di una competenza penale diretta da parte dell’Unione europea e di una violazione del principio personalistico. Il piú elevato livello di protezione offerto dalla tradizione di civil law.
capitolo quarto
GLI SVILUPPI DEI RAPPORTI ITALO-EUROPEI. LA PROCEDIMENTALIZZAZIONE DEI CONTROLIMITI. L’IDENTITÀ COSTITUZIONALE NAZIONALE COME LEVA DIALOGICA DELLA DINAMICA INTERPRETATIVA
27. Il valore del c.d. formante giurisprudenziale nel sistema delle fonti e la teoria dell’interpretazione: dalla legalità penale alla legalità costituzionale.
28. Rilettura della funzione dell’interpretazione conforme nel sistema italo-europeo.
29. Segue. ‘Conflitti assiologici’ e ‘legittimazioni interpretative’. Il ruolo promozionale delle tradizioni costituzionali.
30. Indivisibilità dei diritti fondamentali e dimensione sociale nel processo di integrazione europea.
31. Segue. La Carta sociale europea come parametro interposto per la valutazione di conformità agli obblighi internazionali nel sistema italo-europeo.
32. Segue. L’identità costituzionale italiana fra Carta europea dei diritti fondamentali, CEDU e Carta sociale europea. Obiettivi sociali e diritti sociali.
33. Segue. La discussa distinzione tra «diritti» e «princípi» nella Carta europea. Il contributo della Carta sociale europea. Il nuovo schema di sindacato.
34. Evoluzione dei controlimiti. L’identità costituzionale non forza oppositiva né statica, ma leva dialogica della nuova dinamica interpretativa. La ‘procedimentalizzazione dei controlimiti’.
35. Segue. «Identità nazionale e controlimiti» fra prospettiva domestica ed europea.
36. Segue. L’identità nazionale come limite ‘relativo’ alla primazia del diritto europeo?
37. Segue. La clausola di savaguardia dell’identità costituzionale nazionale alla luce del rinnovato assetto dei rapporti tra Corte costituzionale italiana e Corte di giustizia europea.
38. Il messaggio culturale della Corte costituzionale italiana.