
«Oggi – scrive Ariès – i bambini vengono iniziati, fin dalla più tenera età, alla fisiologia dell’amore e della nascita, ma, quando non vedono più il nonno e chiedono perché, in Francia si risponde loro che è partito per un paese molto lontano e, in Inghilterra che riposa in un bel giardino dove cresce il caprifoglio. Non sono più i bambini a nascere sotto un cavolo, ma i morti a scomparire fra i fiori».
I bambini mostrano molto precocemente un innegabile interesse per la morte; chiedono a noi adulti le risposte, chiedono di essere aiutati a capire. Altrettanto velocemente comprendono l’ineluttabilità del morire e contestualmente avvertono quell’angoscia di morte che a questa embrionale consapevolezza si associa. Di contro, viviamo spesso un senso d’inadeguatezza nel trovare le risposte e nel conversare con i bambini di morte. Eppure, come suggerisce uno dei maggiori esperti di tanatologia, L.V. Thomas, per controllare l’angoscia di morte bisogna includere la morte ovunque, integrando la morte all’interno della vita collettiva per mezzo di una educazione alla morte che sappia coinvolgere anche i bambini. Quindi fiabe, favole e racconti per parlare di morte con i bambini.
L’AUTORE
Luana Di Profio è ricercatrice di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti, docente di Ricerca pedagogica presso il Corso di Laurea in Filosofia e Scienze dell’educazione. Si interessa di educazione interiore, psico-pedagogia, media education, epistemologia pedagogica. Tra le sue pubblicazioni, Narrazione e pedagogia introspettiva (2010), Ricerca e introspezione. Per una teoria della conoscenza pedagogica (2011), Guardiamo un cartone? I cartoni animati didattico-educativi: «intrattenere educando» (2012).