In contesti assai complessi, come quello dei contratti c.dd. «derivati», il contributo dello studioso dovrebbe essere considerato un punto di riferimento imprescindibile. In realtà, l’art. 118, comma 3, disp. prel. c.p.c., vietando la citazione (all’interno della sentenza) dell’autore giuridico, limita la portata dell’impatto delle riflessioni svolte dalla dottrina. Ciò è riscontrabile nelle decisioni considerate. In una sentenza, viene accolto il suggerimento dell’indicazione del diritto di una parte di stimare il c.d. «mark to market» ma non dei criteri né delle metodologie attraverso i quali provvedere alla stima stessa. In un’altra, viene proposto un collegamento tra il c.d. «mark to market» e la provvigione del mandatario. Il lavoro analizza i risultati raggiunti nei provvedimenti esaminati.
Article 118, paragraph 3, of preliminary dispositions of the Italian civil procedure code does not allow to quote legal authors within decisions issued by judges. Nevertheless, the impact (and/or the missing impact) of doctrine upon decisions, regarding derivative contracts, appears to be not negligible. As the reader will realize, the contribution of doctrine seems to have been internalized by specific decisions – even if partially – as to the definition of the so-called «mark to market» as well as regarding the suggestion of a separate agreement, through which the parties agree to carry out the appraisal. This article analyses the conclusions reached by judges and the related consequences.