Il saggio si propone di effettuare una ricognizione di massima in merito alle problematiche che si evidenziano dopo quatto lustri di prassi applicative della l. n. 241/1990, fino alla sua più recente «correzione » ad opera della l. n. 122/2010. In questo senso si osserva, in primo luogo, che è forse proprio il perenne processo «riformatore» a rappresentare una rilevante contraddizione sistemica in quanto la legge «breve» sulla procedura amministrativa (qualsivoglia legge sul procedimento amministrativo) deve caratterizzarsi per una certa stabilità nel tempo poiché è grazie ad essa che vengono fissate e codi ficate le principali regole del gioco nel quadro delle relazioni fra il potere pubblico ed i soggetti privati. Su questa via si precisa altresì che la formula «i privati» deve essere per così dire decodificata, in quanto ciò che sostanzialmente rileva è il mondo dell’impresa, con le sue mutevoli e variegate relazioni con quello degli apparati amministrativi. Sono pertanto gli istituti della semplificazione amministrativi ad essere stati soprattutto interessati dal suddetto processo «riformatore» laddove altre parti e settori della l. n. 241/1990 sono rimasti pressoché inalterati sebbene il legislatore metta mano ogni anno alla nostra legge «breve» sul procedimento amministrativo. Si esaminano pertanto la d.i.a., trasformata in Scia dalla l. n. 122/2010, e la nuova disciplina della conferenza dei servizi, sempre realizzata ad opera della l. n. 122/2010. Si arriva, su questa strada, alla conclusione che troppo spesso le (buone) ragioni della semplificazione amministrativa entrano in rotta di collisione con il principio di legalità del quale viene disposto un certo, inammissibile sacrificio.
La legge sul procedimento amministrativo alla prova dei fatti: alcuni punti fermi… e molte questioni aperte
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Ferrara Rosario
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