Il mondo globale sta sollecitando la curiosità del giuscomparatista ad intraprendere “viaggi” verso destinazioni lontane (in primis Africa e Asia) che sono state tradizionalmente considerate secondarie dall’accademia occidentale. Una tensione intellettuale che ha tuttavia messo in luce l’inadeguatezza degli “equipaggiamenti” metodologici di cui dispone il giurista occidentale per stabilire una comunicazione empatica con l’alterità giuridica. Tali limiti hanno radici ben salde nella modernità positivista e possono essere declinati con riferimento sia alla strumentazione metodologica che ad una narrazione fortemente semplificata. Occorrono nuovi percorsi creativi che facciano della consapevolezza metodologica un obiettivo centrale nella formazione del giurista “globale”, stimolandone così un’identità accademica che sappia anche prescindere dalla mera strumentalità della propria ricerca per affrontare l’ignoto.
The global scenario is nudging the curiosity of Comparative law scholars to undertake “journeys” towards distant destinations (notably Africa and Asia) which have been traditionally considered secondary by Western academia. Such a intellectual tension has nevertheless uncovered the inadequacy of the methodological “equipment” that Western scholars have in order to establish an empathic communication with legal alterity. These limits are still deeply rooted in Modern positivism and can be linked to both methodology and its strongly simplified narration offered by academia. We therefore need creative solutions that blossom making methodological awareness a central reflection in the legal education of “global” scholars, stimulating their deepest exigencies toward a more articulated identity beyond the mere rational functionality of their research.